Studio Nuti Immobiliare

Elenco news

Home > Elenco news

Tassi Bce, effetto taglio -0,25% su mutui a tasso fisso e variabile

16/09/2024 Autore: Daniele Turchi

Tassi Bce, effetto taglio su mutui a tasso fisso e variabile: di quanto si allevia il salasso rate per le famiglie

 

Il taglio dei tassi annunciato dalla Bce è sicuramente una buona notizia per le famiglie italiane che, dopo essere state bastonate negli anni precedenti dal salasso delle rate sui mutui e in generale da interessi sui prestiti da capogiro, possono tirare ora un altro sospiro di sollievo.

Ottima notizia anche per le aziende italiane che, indebitandosi a tassi più bassi, potranno fare più investimenti.

 

Ieri, va ricordato, la Banca centrale europea ha tagliato i tassi di interesse sui depositi di 25 punti base, al 3,5%, dal 3,75% precedente, riducendo i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale rispettivamente dal 4,25% al 3,65% e dal 4,5% al 3,9%.

Il taglio di questi due tassi è stato più significativo, in linea con la decisione di Francoforte di ridurre lo spread tra i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP) e i tassi sui depositi a quota 15 punti base.

 

Tassi Bce tagliati di 25 punti base. Focus sui mutui

Per quanto ancora mini, così come quella del 6 giugno scorso, l’ennesima sforbiciata dei tassi dell’Eurozona di 25 punti base decisa dalla Bce farà in teoria da assist al mercato immobiliare italiano, aumentando la propensione delle famiglie a contrarre un mutuo per l’acquisto di una casa.

Effetti positivi anche sui consumi dal momento che, a scendere, per effetto della riduzione del costo del denaro, saranno in generale tutti i tassi sui prestiti erogati dalle banche.

Il fenomeno è già in atto, come ha messo in evidenza un rapporto stilato dalla divisione Analisi e ricerche della Fabi, che ha calcolato quanto le famiglie italiane stanno già risparmiando nel bussare alla porta delle banche, che sia per accendere un mutuo o per contrarre un prestito per l’acquisto di un bene mobile, a seguito del primo taglio dei tassi della Bce del 6 giugno scorso, successivo alla raffica di strette monetarie anti-inflazione varata da Francoforte negli ultimi due anni. 

Fabi: con taglio tassi la Bce ha dimostrato di avere coraggio

Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha parlato di coraggio della Bce che, ha fatto notare, ha continuato a tagliare i tassi dell’area euro a dispetto di una Fed che finora non si è ancora mossa (sebbene anche un taglio dei tassi da parte di Jerome Powell sia dato ormai per certo, con tanti dubbi che riguardano piuttosto la sua entità, dopo la carrellata degli ultimi dati macro):

“Il taglio di oggi darà benefici significativi sul fronte dei tassi bancari. La Bce ha preso una decisione importante, anche se attesa, dimostrando di avere coraggio, sul piano politico, perché, per la seconda volta consecutiva, l’Eurotower ha anticipato le mosse della Federal reserve americana, le cui decisioni di politica monetaria continuano a essere incerte – ha detto Sileoni –  Quanto al costo del credito, gli interessi sui mutui alle famiglie e sui prestiti alle imprese caleranno ancora nei prossimi mesi, così diventerà più facile comprare casa e fare investimenti. Va comunque ricordato che, già da dicembre scorso, le banche hanno iniziato a ridurre i tassi alla clientela”.

Le banche italiane, dunque, si sono già mosse da un po’, anche prima della riduzione di inizi giugno, anticipando la prevista riduzione dei tassi e abbassando i propri, “in previsione di un ritorno a una politica monetaria meno restrittiva da parte dell’Eurotower”, si legge nel rapporto della Fabi.

Dopo il secondo taglio dell’anno annunciato dalla Bce ieri, una ulteriore discesa potrebbe inoltre “proseguire nei prossimi mesi”, assicurando “vantaggi giù significativi per le famiglie, sia per comprare casa sia per comprare automobili o elettrodomestici”.

 

Tassi Bce: il risparmio con mutuo di 25 anni da 200.000 euro

Gli analisti della Fabi hanno presentato numeri e stime, che confermano il trend al ribasso delle rate sui mutui e dei tassi sui prestiti, in generale, applicati dalle banche italiane.

I tassi sui mutui sono già diminuiti a una media del 3,44%, rispetto a livelli medi superiori al 5% del 2023 e potrebbero calare ancora al 3,20%”.

 

Ciò significa che, nel caso di un prestito immobiliare di 25 anni da 200.000 euro, il risparmio complessivo sarà superiore a 70.000 euro.

Il calcolo è stato fatto sulla base di una simulazione della Fabi, che è partita prendendo come riferimento la differenza tra quanto si paga oggi a fronte di un mutuo da 200.000 euro per l’acquisto di un immobile, e quanto si pagava di rate mensili nel corso del 2023, appena un anno fa.

Oggi, nel caso di un mutuo da 200.000 euro da ripagare nell’arco di 25 anni, a fronte di un tasso fisso medio che è già sceso per l’appunto al 3,44% a luglio scorso (dopo il primo taglio dei tassi della Bce di giugno) e che potrebbe scendere ora dopo la seconda mossa di ieri della Bce fino al 3,20%, la rata mensile, per le famiglie italiane, è prevista a 979 euro.

 

Nel 2023, per lo stesso mutuo, con un tasso fisso medio pari al 5,25%, le famiglie italiane hanno pagato invece una rata mensile di 1.212 euro.

Il risparmio assicurato alle famiglie italiane è stato individuato dunque dalla Fabi in un valore di 234 euro al mese, dunque di 3.126 euro l’anno, per un totale di 70.127 euro (-19,3%), rispetto alla somma che si sarebbe dovuta versare lo scorso anno.

Gli esperti hanno così riassunto la traiettoria delle rate sui mutui a tasso fisso:

“A partire da luglio 2022, i nuovi mutui a tasso fisso sono passati da un interesse medio di circa l’1,8% anche fino a oltre il 6% nel 2023 con le rate mensili che, pertanto, sulla base delle offerte delle banche, erano anche più che raddoppiate. Negli ultimi mesi, le banche hanno iniziato una progressiva riduzione dei tassi praticati alle famiglie con il tasso medio fisso che è sceso al 3,44% a luglio scorso, che adesso potrebbe scendere al 3,20%”.

Ovviamente, bisogna distinguere tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile.

Se per i nuovi mutui a tasso fisso la Fabi è riuscita a calcolare il risparmio complessivo di cui le famiglie italiane potranno beneficiare in futuro grazie all’ennesimo taglio della Bce, per i mutui a tasso variabile, i calcoli sono più complicati e “la riduzione è stata meno accentuata”, finora, “con la media stabile attorno al 4%”.

Per effetto delle strette monetarie varate dalla Banca centrale negli ultimi due anni, “le rate dei vecchi mutui a tasso variabile – ha fatto notare la Fabi – sono cresciute fino al 78% in più: vuol dire che chi pagava una rata di circa 500 euro al mese, oggi paga, al mese, 890 euro, ovvero 390 euro in più”, ed “è molto probabile che, alla luce della decisione del 6 giugno, le rate dei vecchi mutui a tasso variabile possano iniziare una progressiva discesa, anche se è difficile, al momento, indicare una traiettoria precisa”.

Per capire il salasso che hanno sofferto le famiglie italiane, basti considerare che, “nel corso del 2023, i nuovi mutui a tasso variabile erano arrivati anche oltre il 6% dallo 0,6% di fine 2021. Oggi la media è pari al 3,67%: vuol dire che per un prestito da 150.000 euro della durata di 20 anni la rata mensile è di 1.180 euro, ben 515 euro in più (+77,4%) rispetto a quella che si sarebbe ottenuta due anni fa ovvero 665 euro”.

Quanti mutui e quante famiglie indebitate con le banche

La Fabi ha anche presentato i numeri relativi alle famiglie italiane alle prese con i mutui a tasso fisso e a tasso variabile.

Alla fine di luglio del 2024, il valore totale dei mutui per l’acquisto di abitazioni si è attestato a 423,4 miliardi di euro, in crescita di circa 33 miliardi rispetto a fine 2020 (+9%), ma in calo di 3 miliardi rispetto a fine 2022 (-1%).

Sul totale di 423,4 miliardi erogati dalle banche, circa un terzo, cioè 144 miliardi, è a tasso variabile e i restanti 279 miliardi sono a tasso fisso.

Sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su complessivi 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali.

 

Indietro